Il Museo Nazionale dell’Automobile soffia sulle sessanta candeline
Il MAUTO, Museo Nazionale dell’Automobile celebra oggi i 60 anni della sede attuale, progettata da Amedeo Albertini e appositamente costruita per ospitare la collezione che, fino a quel momento, era stata conservata nei locali dello Stadio Comunale. La prima sede ufficiale del Museo dell’Automobile nacque su un terreno concesso nel 1956 dalla Città di Torino, sulla sponda sinistra del Po a poca distanza dal Lingotto. Costruita su progetto dell’architetto Amedeo Albertini, venne solennemente inaugurata il 3 novembre 1960 e intitolata al fondatore e primo presidente Carlo Biscaretti di Ruffia (scomparso nel 1959), che per tutta la vita si era dedicato alla raccolta della collezione e si era battuto per trovare una sede adeguata al prestigio della collezione. Una collezione all’epoca composta da 106 vetture (86 delle quali donate) di 50 marche diverse, 26 telai, 20 motori, una serie di motociclette, 15 velocipedi e 200 modelli, che tocca un arco di anni tra il 1898 e il 1954 e riprende il criterio cronologico dell’esposizione originaria.
Sul catalogo provvisorio, aggiornato al 15 luglio 1958, si leggeva:
Il Museo comprenderà sezioni riservate alle automobili di tutte le età, alle vetture da corsa, all’automobilismo militare, oltre a sale destinate a biblioteca, conferenze, proiezioni ecc. Nell’intendimento quindi dei promotori l’opera non dovrà essere unicamente una ben ordinata esposizione di modelli, ma una sede di incontri tra tecnici e appassionati del motore, un organo propulsore di tutto quanto ha attinenza alla motorizzazione, un centro di documentazione costituito allo scopo di ricordare uomini e fatti del passato.
“Il MAUTO oggi raggiunge i 60 anni dall’inaugurazione della prestigiosa sede di corso Unità d’Italia, il grande complesso museale nato grazie al forte impulso impresso dall’avv. Agnelli, vicepresidente esecutivo del comitato di Italia 61, all’annosa ricerca di una sede adeguata. Il nuovo Museo nasceva su progetto di Amedeo Albertini, architetto torinese molto attento alle tendenze della scena internazionale e progettista di fiducia di Agnelli. L’inaugurazione della nuova sede fu mancata per poco da Carlo Biscaretti di Ruffia, scomparso un anno prima, fondatore del Museo e fin dall’avvio motore inesauribile della crescita delle collezioni e delle relazioni culturali. Ma vogliamo anche ricordare che la fondazione del Museo Nazionale dell’Automobile risale al 1933: il MAUTO è un centro pionieristico di cultura dell’auto, che oggi come ogni istituzione culturale si trova ad affrontare il duro passaggio dell’emergenza pandemica. Le crisi vanno affrontate con coraggio e in particolare con la visione positiva di trasformare le difficoltà in occasione di crescita: stiamo lavorando per guidare il Museo nel percorso di forte accelerazione della rivoluzione digitale in una prospettiva veramente internazionale”, ha dichiarato Benedetto Camerana, presidente MAUTO – Museo nazionale dell’Automobile, Torino.
“Celebrando i 60 anni dell’attuale sede, vogliamo ricordare un momento molto importante per Torino, a cavallo tra il 1960 e le celebrazioni per il centenario dell’Unità di Italia. Il museo è uno spazio di racconto di un oggetto che ha cambiato la storia degli uomini e delle società e allo stesso tempo è un luogo di dibattito e di riflessione sull’evoluzione e il futuro dell’automobile a livello globale. Il 2020 non è l’anno ideale per le celebrazioni, ma contiamo che con il miglioramento della salute pubblica e avanzando nella lotta contro il virus, il prossimo marzo potremo festeggiare anche i 10 anni del nuovo allestimento, inaugurato nel marzo del 2011 nel contesto di Italia 150, e i 100 anni dalla nascita di Gianni Agnelli”, ha dichiarato Mariella Mengozzi, direttore MAUTO – Museo nazionale dell’Automobile Torino.
La collezione ha continuato ad arricchirsi negli anni, e l’esigenza di un nuovo spazio espositivo ha portato allo sviluppo di un progetto di ristrutturazione dell’edificio, realizzato nel 2011 dall’architetto Cino Zucchi e completato da una spettacolare contestualizzazione scenografica dell’allestimento creata da François Confino.
Oggi, dopo 60 anni, il MAUTO conserva una collezione di oltre 200 vetture provenienti da ogni parte del mondo ed è punto di riferimento per tutti coloro che vogliono conoscere l’appassionante storia dell’automobile e dei suoi indimenticati protagonisti. Nella sua prestigiosa sede, il MAUTO organizza mostre, eventi, presentazioni, laboratori e incontri con l’obiettivo di rendere i suoi spazi condivisi e partecipati, perché, così come era desiderio di Biscaretti, il museo possa definirsi non solo come luogo di conservazione ma anche di divulgazione e dibattito.
Per festeggiare il compleanno insieme alla comunità, il Museo lancia una iniziativa rivolta a tutti i cittadini e agli appassionati di automobili: chiunque abbia un ricordo speciale legato al Museo dell’Automobile: potrà inviare fotografie dell’allestimento originale, dell’inaugurazione del 1960 o di un evento organizzato nel corso degli anni, fino alla chiusura per ristrutturazione nel 2007. Tutte le fotografie saranno raccolte e conservate, le più significative diventeranno presto una mostra del MAUTO. L’indirizzo email cui spedire gli scatti è quello del Centro di Documentazione del Mauto, che cura l’iniziativa: centrodoc@museoauto.it.
L’ANCAI, Associazione Nazionale Corridori Automobilisti Italiani, augura al MAUTO un buon compleanno.
Il museo com’era
Il Museo Biscaretti di Ruffia è un significativo esempio di architettura moderna, il cui progetto originario prese avvio facendo riferimento a due specifici presupposti: il particolare carattere del materiale da esporre (che evoca di per sé l’idea di grandi spazi aperti) e la posizione panoramica del sito prescelto per la costruzione del Museo, affacciato sul fiume Po e la collina. Strumento utilitario che esprime e determina la vita del nostro tempo, l’automobile «vive» in spazi aperti, in paesaggi naturali e urbani e, a differenza degli oggetti solitamente esposti nei musei, non richiede un’ambientazione che inviti al raccoglimento e alla contemplazione. In considerazione di ciò, si volle dapprincipio sfruttare la favorevole ubicazione del Museo per presentare le automobili in un contesto che offrisse ai visitatori la possibilità di fermarsi, nel corso della visita, ad ammirare il paesaggio. Il fabbricato si caratterizzò dunque da subito per soluzioni architettoniche innovative e originali, come la struttura del tetto, le piramidi rovesciate visibili nel cortile costituite da quattro pilastri fortemente inclinati divergenti in alto e riuniti in basso, come la grandiosa facciata convessa nella quale si apre l’ingresso di corso Unità d’Italia e che ospita la galleria principale del primo piano, retta da una travata in ferro poggiante su quattro grossi pilastri in calcestruzzo e acciaio inossidabile. Nel percorso espositivo del Museo, la presentazione delle tappe dell’evoluzione dell’automobile voleva essere soprattutto una testimonianza di valore umano nella ricerca tecnica e un’espressione delle diversità di gusti nelle varie epoche.
Alla sua apertura nel 1960, si entrava nel Museo dall’ingresso principale di corso Unità d’Italia; si attraversava quindi il cortile interno abbellito al centro da un arioso giardino sul quale si affacciavano i due magazzini, in cui trovavano posto vetture, telai e tutti i materiali non esposti nel percorso museale. Il cortile fungeva anche da parcheggio per i visitatori. La visita iniziava dall’atrio, dove c’erano la biglietteria e un fornito bookshop. Sulla parete di fondo spiccava il busto del fondatore Carlo Biscaretti di Ruffia, accanto alla lapide recante i nomi di coloro che contribuirono alla realizzazione del Museo; sulla parete opposta alla biglietteria, un mosaico di Felice Casorati dono al museo dell’ANCAI, Associazione Nazionale Corridori Automobilisti Italiani, in ricordo di chi perse la vita nella pratica dello sport automobilistico. Nel corso degli anni, nell’atrio furono esposti prototipi presentati ai Saloni internazionali: con tale iniziativa, storia dell’automobile e storia del design venivano presentate nel loro strettissimo intreccio. Al piano terra si trovavano quindi la Sala mostre temporanee e la Sala dello pneumatico. Quest’ultima era una sorta di museo nel museo, realizzata nel 1991 con il contributo della Michelin Italiana, l’unica esposizione pubblica dedicata a questa invenzione indissolubilmente legata all’automobile. Salendo, al primo piano iniziava il percorso espositivo, in cui le vetture erano collocate per lo più in ordine cronologico. Dalla Zona Prora si accedeva alla Manica sud e da lì al Salone principale da dove si poteva salire, tramite due scale poste alle estremità laterali, alla balconata del secondo piano. Proseguendo il percorso, si attraversava la Manica nord, spesso destinata agli eventi congressuali, per arrivare nel foyer antistante l’Auditorium dove, oltre a un bassorilievo raffigurante il senatore Agnelli, erano collocate tre statue, allegorie delle più importanti fabbriche automobilistiche italiane (Lancia, Alfa Romeo, Fiat). Continuando nel corridoio si trovavano i servizi, il guardaroba e la caffetteria; nella zona esterna verso ovest un ampio piazzale era destinato a parcheggio. Nel corridoio parallelo, dall’altro lato dell’ascensore, si trovava la Zona Pirelli costituita da alcuni esemplari di pneumatici e vetrine con documenti storici. Al primo piano aveva sede anche l’Auditorium da quattrocento posti, composto da platea e galleria, cuore del Centro congressi. La visita si concludeva con la Sezione sportiva al secondo piano, livello ove avevano sede gli uffici, alcune sale riunione e il Centro di documentazione con annessa la Biblioteca, ricca di uno straordinario patrimonio documentario riguardante gli albori dell’automobilismo in Italia e nel mondo.